Il gruppo alimentare Parmalat ha chiuso il 2012 con un fatturato in forte crescita, e con profitti in linea con quelli “sperimentati” nel corso dell’anno precedente.
Un risultato sostanzialmente positivo, che tuttavia non ha fornito l’adeguato ottimismo agli stakeholders, “penalizzati” anche dalla decisione societaria di tagliare drasticamente il dividendo da erogarsi per i risultati conseguiti nell’esercizio recentemente conclusosi.
Più nel dettaglio, Parmalat ha chiuso il 2012 con un fatturato in aumento di 16,4 punti percentuali, superando così la soglia dei 5 miliardi di euro. I profitti sono rimasti sostanzialmente sugli stessi livelli dello scorso anno: nonostante l’aumento del giro d’affari, infatti, maggiori tasse e cali dei proventi finanziari hanno compreso la redditività netta, comprimendola a 172 milioni di euro. Notizie più positive per le righe intermedie del conto economico, con il margine operativo lordo in rialzo di 17 punti percentuali a 440 milioni di euro.
Per quanto infine concerne il dato più rilevante per gli azionisti, il dividendo proposto per l’esercizio è stato pari a 3,9 centesimi, contro una cedola di 10 centesimi di euro erogata lo scorso anno.
Sull’azienda stanno inoltre pendendo alcune vertenze giudiziarie in grado di turbare la serenità gestionale. In particolare, continua a incombere minaccioso il rischio di azzeramento del consiglio di amministrazione societario e la conseguente nomina di un commissario per la vicenda Lag (siamo in attesa della pronuncia del Tribunale in merito al caso sollevato da un gruppo di azionisti dopo l’acquisizione della stessa Lag). Parallelamente, inoltre, pesa l’indagine penale sulla stessa vicenda, attualmente in sospeso. Voci di corridoio dalla procura di Parma sembrano infatti suggerire che il contesto sia ben più grave di quanto rilevato dai commissari della Consob: una spada di Damocle che continua ad aggirarsi su Collecchio, e che rischia di rovinare i piani aziendali di risollevamento.