Hewlett Packard è stata costretta a rivedere il valore della Autonomy Corporation Plc, una società britannica comprata appena un anno fa, e oggi svalutata per 8,8 miliardi di dollari. Una revisione di valore che non potrà che impattare negativamente sui conti societari dell’esercizio fiscale in corso, aprendo numerose perplessità circa la natura di quella operazione.
Anche se HP non ha mai parlato, almeno apertamente, di “frode“, qualcosa di poco chiaro risulta essere piuttosto intuitivo: il top management societario ha infatti parlato di “gravi irregolarità contabili e travisamenti” nei conti della vecchia società target, precedentemente acquistata per 10 miliardi di dollari.
L’azienda, attiva nella programmazione di software gestionali per aziende, rischia di trasformarsi in tal modo in una vera e propria palla al piede per il futuro a breve termine di HP, che ha chiuso l’esercizio 2011 – 2012 con una perdita ammontante a quota 12,65 miliardi di dollari, di cui ben 6,85 miliardi di dollari nel solo quarto trimestre dell’anno.
Nel corso degli ultimi tre mesi, i ricavi d’esercizio sono calati del 7 per cento a 30 miliardi di dollari, con un fatturato in deterioramento a causa principale dell’agguerrita concorrenza esercitata dai tablet ai pc tradizionali, di cui HP non può che essere tra i massimi leader.
Al netto degli oneri di ristrutturazione – i già ricordati 8,8 miliardi di dollari – HP ha fatto segnare un utile trimestrale per azione pari a 1,16 dollari, leggermente superiore a 1,14 dollari previsti dagli analisti.
L’attenzione si sposta ora su quanto accadrà nei prossimi mesi, con la società che si attende un utile per azione adjusted pari a 68 – 71 centesimi per azione, contro gli 85 centesimi stimati dagli analisti di principale riferimento. Ancora, HP ha chiesto alla Sec (la Security and Exchange Commission, l’autorità Usa che vigila sui mercati) di aprire un’indagine per frode contabile sulla sua controllata britannica Autonomy Corporation.