Alla fine, il tanto atteso aumento di 80 euro in busta paga è stato spiegato. In un’ambitissima conferenza stampa, il premier Matteo Renzi ha in merito spiegato che l’incremento degli stipendi arriverà sotto forma di “bonus”, senza pertanto toccare le aliquote Irpef o i contributi e che, nonostante tale modalità tecnica, si tratta di un intervento strutturale, che sarà poi confermato anche nel 2015 in occasione di una prossima Legge di Stabilità.
Fin qui, la premessa. Per quanto concerne gli aspetti di maggior dettaglio, Renzi ha spiegato che le coperture necessarie a finanziare l’operazione ammontano attualmente a 6,9 miliardi di euro per il 2014, e a 14 miliardi di euro per la fine dell’anno prossimo.
“C’erano due ipotesi” – spiega Renzi nella conferenza stampa – “o dare 10 miliardi a 10 milioni di persone come annunciato a marzo, o allargare agli incapienti, con una riduzione del bonus”. A prevalere è stata, come intuibile, la prima delle due scelte, con buona pace degli incapienti. A beneficiare del bonus saranno pertanto solamente quei 10 milioni di italiani che guadagnagno tra gli 8 e i 26 mila euro lordi l’anno, e che riceveranno 80 euro in più al mese in busta paga.
Renzi non sembra comunque volersi scordare nè degli incapienti, nè delle partite Iva. Il tema è tuttavia rilanciato al mese prossimo (o forse tra due mesi), quando il presidente del Consiglio prenderà in mano l’evidente problema di sostenibilità che riguarda un crescente numero di cittadini italiani al di fuori del mondo delle buste paga tra gli 8 e i 26 mila euro lordi.
Per quanto riguarda infine gli importi, occorre ricordare come gli 80 euro siano un tetto massimo, che probabilmente verrà percepito solamente da coloro i quali hanno un reddito tra i 17 mila e i 24 mila euro. Di contro, il bonus sarà destinato ad azzerarsi verso i 28 mila euro, e rimarrà intorno ai 35 – 60 euro per coloro i quali percepiscono tra gli 8 mila e i 15 mila euro.